Quali sono le intolleranze alimentari più comuni? Perché è utile indagare sulla eventuale presenza di intolleranze alimentari? Nella mia esperienza di naturopata che lavora in erboristeria, posso affermare senza alcun dubbio che ho a che fare quotidianamente con persone con disturbi e problematiche riconducibili a un problema di intolleranza alimentare.
Le statistiche parlano chiaro: circa il 40% della popolazione risulta soffrire di un qualche disturbo legato all’assunzione di un dato alimento. Credo che ci sia un problema di fondo di inconsapevolezza, una mancata percezione del proprio corpo e di ciò che ci vuole comunicare attraverso i sintomi che manifesta ogni volta che assumiamo alimenti che proprio tanto bene non fanno.
Allergia o intolleranza? Facciamo chiarezza
L’allergia è una reazione avversa al cibo non tossica: il sistema immunitario produce anticorpi IgE (immunoglobuline E) verso una componente proteica di un alimento scatenando effetti più o meno gravi come:
- prurito;
- gonfiore;
- eruzione cutanea;
- difficoltà respiratorie;
- shock anafilattico.
Si tratta di una reazione immediata e la cura deve essere la più rapida possibile. La diagnosi di allergia si fa con test specifici: Prick Test, RAST, Prick by Prick, Patch test, Prist e test di scatenamento.
Anche le intolleranze alimentari sono reazioni avverse al cibo e dipendono dalla difficoltà dell’organismo a metabolizzare un dato alimento o un suo componente: in questo caso il sistema immunitario non viene coinvolto direttamente quindi non c’è produzione di anticorpi. Le cause sono molteplici, una di queste è la mancanza di un determinato enzima, per esempio:
- nell’intolleranza al lattosio viene a mancare nell’organismo l’enzima specifico, la lattasi, che digerisce lo zucchero del latte, ovvero il lattosio. La diagnosi di intolleranza al lattosio si fa con un esame specifico che si chiama Breath Test, il “test del respiro”.
- nel favismo, noto anche come “malattia delle fave” (è necessario non assumere le fave, i piselli, la verbena ed alcuni farmaci particolari) a essere in deficit è la glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD). Per La diagnosi di favismo occorre eseguire il dosaggio del G6PD.
Quella che di solito siamo abituati a chiamare intolleranza alimentare (al pomodoro, al lievito, alla carne di vitello o alla mela,…) è in realtà una reazione avversa al cibo IgG mediata. In questo caso la situazione è reversibile (cioè si può guarire) adottando uno stile di vita più equilibrato basato su una dieta funzionale e mirata che prevede una fase di sospensione dell’alimento e poi una fase successiva di reintegro. In questo caso l’organismo impiega fino a 36 ore prima di innescare una risposta.
Ma quali sono le cause delle reazioni avverse agli alimenti IgG mediate?
In tutte le problematiche legate a una reazione avversa al cibo dobbiamo indagare lo stato di salute dell’apparato gastro-enterico, in particolare l’infiammazione della mucosa dell’intestino. Favoriscono l’insorgere di queste reazioni anche:
- stress
- stile di vita e alimentazione errati
- disbiosi intestinale
- infiammazione cronica
- impiego frequente di farmaci
- tossine ambientali
- scarsa o eccessiva attività fisica
- ridotte ore di sonno
- fumo di sigaretta
Alzi la mano chi non vive con un po’ di stress sulla pelle, correndo dal mattino alla sera, spesso mangiando un pasto veloce! Quasi tutti noi siamo potenzialmente a rischio di avere una mucosa infiammata e un alterato stato della flora batterica tale da poter scatenare una reazione avversa al cibo che ingeriamo. Qual è il campanello d’allarme che ci aiuta a riconoscere che non stiamo bene?Ecco alcuni esempi.
- Sintomi gastro-intestinali: gonfiore addominale, meteorismo, cattiva digestione, diarrea, stipsi, nausea, colite, eruttazioni, alito pesante, infiammazioni intestinali.
- Sintomi extra-intestinali: cistiti, vaginiti, candida, dismenorrea, dermatite atopica, eczema, acne, pruriti, psoriasi, orticaria, sinusiti, bronchiti, rinite, otite, asma, congestione nasale, dolori muscolari, crampi, dolori articolari, mal di testa, stanchezza cronica, iperattività, astenia, torpore mentale, disturbi del sonno, scarsa concentrazione nello studio e nel lavoro, sovrappeso, obesità, ritenzione idrica, senso di pesantezza.
Come vedi, i sintomi sono tantissimi e la maggior parte non sono riconducibili in prima battuta a un problema alimentare. Si può andare avanti in questa situazione per molto tempo, anche anni senza riuscire a risolvere il problema alla radice.
Quali sono le intolleranze più comuni?
- Cereali contenenti glutine come il grano, il frumento, l’orzo, la segale, l’avena e il kamut. Il glutine è la proteina che si trova all’interno di questi cereali: avere una sensibilità al glutine non significa avere la celiachia per la quale diagnosi occorre sottoporsi a esami specifici su prescrizione medica.
- Cereali senza glutine come il riso, il mais e il grano saraceno.
- Latte e derivati, la causa scatenante è data dalla caseina, la proteina contenuta nel latte.
- Uovo: è un alimento molto nutriente che però in alcuni soggetti può dare problemi. Sia il tuorlo che l’albume possono dare reattività ma è soprattutto l’albumina contenuta nel bianco che contribuisce ad aumentare i livelli dell’infiammazione.
- Legumi, fagioli, lenticchie, ceci, arachidi, edamame, soia. Anche se non danno una particolare reattività (produzione di gas addominale), se consumati in eccesso possono irritare la mucosa gastro intestinale. Tra i legumi le arachidi e la soia sono quelli che provocano maggiori problematiche .
- Frutta secca e semi oleosi, possono infiammare la mucosa intestinale.
ProDiagnosis Food Intolerance per scoprire se soffriamo delle intolleranze alimentari più comuni
Il primo passo è tenere il diario alimentare, uno strumento indispensabile per prendere consapevolezza di ciò che si introduce nella propria alimentazione, cosa di cui molto spesso nessuno di noi si focalizza più di tanto. Avere sott’occhio gli alimenti che scegliamo, l’orario in cui li mangiamo, le quantità e i disturbi che possono percepire nell’arco della giornata ci permette di avere una visione più chiara di cosa realmente ci fa male o no.
Il secondo passo per conoscere se abbiamo una tra le intolleranze alimentari più comuni è eseguire test specifici su sangue, come ProDiagnosis Food Intolerance. Si tratta di un nuovo metodo di analisi mediante sangue da autoprelievo capillare che indaga la perdita di tolleranza verso gli alimenti individuando l’eventuale presenza di immunoglobuline IgG circolanti attraverso una innovativa tecnica di laboratorio chiamata Microarray.
Se vuoi ricevere maggiori informazioni o desideri sottoporti al test, contattami: come naturopata la salute del tuo corpo non può che starmi a cuore.